venerdì 19 aprile 2024

Uncanny - Shroomsday (2024)


Anche se all'attivo hanno già un omonimo EP uscito nell'ormai lontano 2016, penso che in pochi abbiano sentito parlare degli Uncanny. Loro sono un trio prog metal norvegese (di Oslo) formato da Andreas Oltedal (batteria), Torkil Rødvand (basso) e Rikard Sjånes (chitarra) i quali, a distanza di otto anni, tornano con il primo full length della loro carriera dal titolo Shroomsday pubblicato oggi. Con la consapevolezza che non è assolutamente facile presentarsi oggi con un ennesimo album prog metal strumentale, gli Uncanny riescono nel miracolo di rendere la materia interessante e incredibilmente fresca grazie alla sua natura cervellotica ma allo stesso tempo coinvolgente, in uno scontro tra affilati e colossali riff ispirati all'algida precisione matematica dei Meshuggah e la melodia decadente e malinconica del prog norvegese.  

L'apertura di Uncut è già una dichiarazione di intenti: un panzer di groove metal con bombardamenti cadenzati di basso che poi si espande in dinamiche ritmiche da math rock, una formula ribadita nella seguente Noobjax, questa volta con risvolti post rock e psichedelici. Sono ancora i tratti stilistici dei crescendo post rock a sorreggere l'impianto di Circadian Rhythm che, dopo una quieta introduzione acustica, si fa strada con moto lento, martellante e ben scandito. Music For The Faint Hearted è un progressivo viaggio nel caos aggressivo introdotto e alternato da un arpeggio etereo sul quale incombe un'aura minacciosa, mentre la title-track è un altro oscuro buco nero di suggestioni oniriche che, nel suo sviluppo, si spinge verso lidi metal-orchestrali accentuati dall'uso di strumenti a carattere baritonale (basso e chitarra) e dai fiati. 5 Mile è l'unico pezzo cantato, utilizzando un approccio scream post hardcore da parte di Oltedal, ma nei sui sette minuti e mezzo c'è spazio per un grande sfoggio di idee strumentali con svolte inattese e un crescendo in tensione nella seconda parte.

Pur trattandosi di un trio gli Uncanny realizzano un album a tratti imponente con un sound granitico che comunque sa essere accessibile nella sua complessità. Un bilanciamento di elementi contrastanti - tra il progressive metal tecnico con connotati djent/sludge e la ponderazione del post rock - che è anche il punto vincente di Shroomsday.  

 

lunedì 8 aprile 2024

Annex Void - Will I Dream (2024)


Il quintetto di Detroit di recente formazione (2021) Annex Void, esordisce con l'EP Will I Dream nel quale esplora i confini stilistici del progressive metal. Utilizzando elementi atmosferici ambient, progressioni jazz eteree mutuate da Allan Holdsworth, complesse strutture ritmiche tipiche del djent primordiale dei Meshuggah e l'elettricità nebulosa dello shoegaze dei Loathe, gli Annex Void realizzano un biglietto da visita impressionante, quasi da rimpiangere che non sia un album intero per quanto sia valido il contenuto. 

L'amalgama portato in dote dagli Annex Void sembra essere la nuova frontiera del progressive metal, spingendo ai due estremi - soft/melodico vs. heaay/brutale - alla maniera di Cynic e The Contortionist, un connubio quindi che in passato abbiamo già avuto modo di ascoltare, ma forse mai contestualizzato così efficacemente. Come prima prova Will I Dream convince e consolida la trasversalità stilistica che ancora oggi può mantenere vivo e far progredire il genere.

sabato 6 aprile 2024

Amskray - Die Happy (2024)


Come sempre, se uno vuole ascoltare un tipo di prog fresco, innovativo e che abbia un sapore contemporaneo, deve rivolgersi necessariamente agli Stati Uniti. E' ormai da qui che arrivano le band che hanno davvero qualcosa da dire nell'ambito di questo genere. Gli Amskray, dal New Jersey, sono l'ennesima prova che se si vuole veramente cercare un nuovo orizzonte e nuovi sbocchi per il prog è bene mettersi il cuore in pace e accantonare in modo definitivo le influenze degli anni '70. 

Il loro album di debutto Die Happy pulsa di tutto ciò che dovrebbe ambire oggi il prog contemporaneo: brani non eccessivamente lunghi, ma che al loro interno si permettono di spaziare tra math rock, impulsi indie e jazz, post hardcore, emo e sperimentazioni esotiche, che guardano indistintamente a varcare i confini di ogni genere. In pratica se siete in cerca di un album dall'ispirazione brillante, vivace e che stimoli i vostri sensi prog più sensibili e sviluppati Die Happy sarà una bella cavalcata nei meandri più originali del genere.

domenica 10 marzo 2024

Oltre la quinta onda emo, parte 2


E' davvero un peccato che il termine "emo" si sia impiantato nella nostra cultura di massa come una stigma predeterminata che descrive molto precisamente un modo di atteggiarsi, vestirsi, comportarsi e ascoltare musica, il più delle volte in modo piuttosto semplificato e caratterizzato da un determinato cliché. Parlando in modo specifico del genere in sé appare invece come uno dei più elusivi e soggetto a cambiamenti e contaminazioni così imprevedibili da aver attraversato, fino ad ora, cinque fasi.

La cosiddetta "quinta onda emo" è quella che in questa sede ci interessa particolarmente e sulla quale avevo in passato già speso qualche parola. Come due anni fa in quell'articolo succede adesso che in questo inizio di 2024 siano usciti almeno tre album appartenenti al suddetto genere tutti di pregevole fattura e che alzano ancora di più l'asticella nei confronti della sperimentazione e nel portare dentro stilemi provenienti dal prog.

Il primo in ordine di tempo è stato Plastic Death dei Glass Beach, ancora più complesso e ambizioso del precedente The First Glass Beach Album, poi abbiamo Ferried Away degli Stay Inside ed infine The Metaphysical Tech Support Hotline dei Topiary Creatures, terza opera che segna un'evoluzione in divenire veramente stimolante per la band, portandola a raggiungere una maturità sorprendente, nonostante il già buon risultato ottenuto con il precedente You Can Only Mourn Surprises.

In particolare la parabola dei Glass Beach e dei Topiary Creatures appare molto simile nel suo appartenere ad un modus operandi in sintonia con la pratica DIY. Entrambi generati da un progetto di un'unica persona accanto alla quale si è poi costituita una band, con un iniziale ricorso ad un approccio casalingo o da "bedroom pop" lo-fi, però con velleità massimaliste portate al pieno potenziale album dopo album, l'uso dei più disparati generi, anche lontani tra loro, toccati in modalità flash rock (metal, jazz, chiptune, ambient, noise, art rock ecc.), citazioni da videogame e un contatto molto profondo con la cultura dei social attraverso Reddit, Discord e concerti virtuali su Minecraft. 

E' così che Plastic Death e The Metaphysical Tech Support Hotline sono due opere piene zeppe di idee, completamente imprevedibili, che si compiacciono del loro eclettismo fuori controllo e sicuramente molto più originali e "forward-thinking" del prog che oggi siamo abituati ad ascoltare. Paragonato a questi due, l'album degli Stay Inside appare quasi più ordinario, ma anch'esso si fregia di brani di grande impatto e spessore, a partire dalla decisione di collegare quasi tutte le tracce come fossero un lungo tour de force. L'origine degli Stay Inside è in realtà più legata al post hardcore che all'emo, ma su Ferried Away anche loro operano una dissoluzione di confini e mostrano cosa significa far maturare un genere all'apparenza basico fino a renderlo complesso e articolato.



sabato 2 marzo 2024

Professor Caffeine & the Insecurities - Professor Caffeine & the Insecurities (2024)


In una selva di sottogeneri prog dove molto spesso gli schemi e le formule si ripetono, è sempre più raro trovare una band con le caratteristiche dei Professor Caffeine & the Insecurities, che almeno tenta di percorrere strade alternative facendo della trasversalità il proprio manifesto programmatico. Loro sono un quintetto di "nerdastri" di Boston che si diletta nel proporre un mix di prog, math rock, fusion, midwest emo e solo raramente qualche incursione su toni più accesi che definire metal sarebbe un azzardo. Per fare paragoni, dal punto di vista strumentale propongono una soluzione molto simile alla virtuosa fusione di stili dei Monobody. Se invece si aggiunge l'insieme cangiante della melodiosità del cantato (a cura del bassista Dan Smith) e la natura imprevedibile delle progressioni armoniche, si ha l'impressione di una versione più leggera di Thank You Scientist e Coheed and Cambria.

La musica dei Professor Caffeine & the Insecurities nella sua complessità esecutiva si poggia comunque costantemente su riverberi pop e funk, che le donano un tocco di accessibilità, poi elaborati negli intermezzi dei brani attraverso l'ausilio di vivaci e intricati passaggi. Per questo l'impianto compositivo del quintetto possiede continui richiami a sapori jazz e timbriche elettroacustiche, dove Dope Shades si presenta come una perfetta sintesi di entrambi i mondi, armoniosità power pop immersa in un solare funk jazz.

A volte il lato pop viene messo maggiormente in risalto su pezzi come Spirit Bomb, Unreal Big Fish e Astronaut, che possiedono chiaramente un'elaborazione della struttura formale più diretta. Ma il quintetto non è mai avaro nel mostrare la propria abilità nell'arte del contrappunto e in ciò una particolare menzione va all'uso del piano acustico da parte di Derek Tanch, in sintonia con le chitarre di Anthony Puliafico e Jay Driscoll, che aggiunge all'impianto una peculiare timbrica da band fusion. A giovare di tale espediente sono le dinamiche che si innescano nei fraseggi di The Spintz e Make Like A Tree (And Leave), un po' come avviene negli Aviations, senza lesinare poi l'uso accoppiato con le tastiere e synth su That's A Chunky e nella strumentale Oat Roper per rendere il tutto più avventuroso. Appena ho ascoltato i Professor Caffeine & the Insecurities ho capito che era doveroso segnalarli perché è una di quelle band che rappresentano più di altre lo spirito e la filosofia perseguite fin dall'inizio da altprogcore, quindi è il primo must di quest'anno.


venerdì 16 febbraio 2024

Introducing Blue Eyed Giants


Nel sottobosco della scena alternative rock inglese continuano a celarsi band di lodevole caratura che purtroppo molto spesso rimangono sepolte tra tante altre proposte, rischiando di rimanere in una ristrettissima nicchia. Il quartetto di Brighton Blue Eyed Giants appartiene a queste e, pur essendo attivo da diversi anni, finora ha collezionato solo alcuni singoli durante la propria carriera. Gli ultimi cinque in ordine di tempo sono stati raccolti nel recente EP Murmurations e rappresentano come i Blue Eyed Giants abbiano mantenuto uno stile solido che incorpora il gusto per le solenni melodie alternate a possenti riff e ritmiche che sanno anche essere articolati. Quindi il mio consiglio, se il gruppo sarà di vostro gusto, è quello di non fermarsi a Murmurations, ma di proseguire a ritroso per scoprire altri brani meritevoli come No Brainer, Bittersweet o Restless

Per fare una breve fotografia di cosa aspettarsi dalla musica ad alto tasso di energia dei Blue Eyed Giants si può ricondurre il loro stile a quella bolla di rock alternativo più evoluto, al confine tra metal, post hardcore e prog, al cui interno si trovano nomi come Biffy Clyro, The Intersphere, Arcane Roots, Black Peaks, Quiet LionsDead Ground ed in mezzo ai quali il gruppo di Brighton va ad inserirsi senza problemi.

giovedì 15 febbraio 2024

Vicarious - Esoteria (2024)


Quante volte si è parlato della saturazione che purtroppo affligge molti dei sottogeneri di cui ci occupiamo? Forse, leggendo da altre parti, non se ne fa mai cenno perché sembrano assuefatti ad uno standard che ormai è divenuto formula, ma qui dalle parti di altprogcore si è sempre stati alla ricerca di qualcosa che non si adagi sui canoni della riproposizione fine a sé stessa. Questo non significa che serva inventare chissà che cosa, basta avere idee e un pizzico di creatività. Così, se in ambito prog metal e djent ultimamente avete trovato indigeribile il mega mappazzone dei TesseracT, oppure una minestra riscaldata il recentissimo dei Caligula's Horse ed infine siete stufi di aspettare il nuovo album dei The Contortionist che forse non arriverà più, l'esordio dei Vicarious dal titolo Esoteria arriva in soccorso ed è ciò che fa per voi.

Il trio del North Carolina è composto da tre virtuosi dello strumento a partire dal fondatore e bassista Brad Williamson, affiancato da Colin Moser (chitarra, voce) e Zach Winton (batteria). In questo caso ci sarebbe da dire che tre teste lavorano meglio di cinque o addirittura sei componenti, cioè il numero che di solito troviamo in band di questo tipo. Tra le dodici tracce che costituiscono i corposi 64 minuti di durata è veramente difficile trovare un cedimento o un punto debole, tanto da erigere Esoteria ad un vero e proprio lavoro che può competere a ruolo di opera ispirata, senza nulla da invidiare ad altri album classici del genere. 

A partire dal primo brano Bend Don't Break, Esoteria riesce ad esporre in modo convincente ogni sfumatura del moderno post prog metal, dalle atmosfere ambient alle sfuriate growl, dai tecnicismi math rock e fusion ad ampi passaggi solenni. Già l'unico pezzo strumentale dell'album, 52!, passa attraverso una serie di variazioni e dinamiche tra le più avvincenti e originali ascoltate ultimamente, mai leziose o riempitive, inoltre quasi tutti i pezzi, pur mantenendo un'impostazione prog basata su variazioni tematiche, si ricollegano sempre ad un chorus ricorrente che cerca nella sua complessità strumentale di mantenere orecchiabilità ed epicità. Esoteria è quindi un album che riesce a soddisfare la carenza di una nuova spinta nel prog metal e a colmare una lacuna all'interno di un genere sempre più stagnante.