mercoledì 21 gennaio 2009

REWIRING GENESIS - A Tribute to The Lamb Lies Down on Broadway

La proprietà del silenzio non appartiene più a questa società. E non parlo della funzione oggettiva del silenzio come annullamento dei rumori (urbani, umani, ecc.), ma di una intromissione ben più invasiva e difficile da evitare.
Nel giornalismo, ad esempio, si insiste senza pietà di fronte ad argomenti di cronaca assolutamente personali e delicati, legittimando chiunque legga a poter dire la sua e pensare di essere dalla parte del giusto. Quando invece non c'è nè giusto, nè sbagliato, ma ci sono solo le ragioni profonde ed intime delle persone che vivono tale esperienza.
Nella rete abbiamo l'esempio di Facebook (un social network all'ennesima potenza) dove ognuno è ansioso di elargire giudizi e commenti su qualsiasi cosa gli passi per la testa.

Tutto questo preambolo per spiegare che un fenomeno simile è presente anche nella musica, rappresentato dai tribute album: innocui se a carattere antologico (tipo raccolta con vari artisti che coverizzano canzoni da album diversi), letali se riguardano album interi. Operazioni inutili che lasciano il tempo che trovano.

Ed ecco che anche in questo caso sarebbe meglio tacere, non mostrare il proprio "punto di vista" su un'opera, ma ammirarla per come è e basta. Non mi risulta che qualcuno abbia riscritto I Promessi Sposi o che qualcuno abbia dipinto un'altra Las Meninas.
Perchè nella musica invece, di tanto in tanto, arriva qualcuno con la malsana idea di risuonare in studio gli album che hanno segnato la storia del rock? Perchè The Wall, The Lamb Lies Down on Broadway, The Dark Side of the Moon non possono rimanere così come sono stati concepiti senza nessuno che li "rilegga" a modo suo? Che senso ha rifare un album intero, ancor più se trattasi di un capolavoro, rischiando anche di compromettersi artisticamente, e andare a minare quella perfezione che gli era propria?
Una cosa del genere la capirei più impostata per una esibizione dal vivo: una volta terminata la performance la cosa finisce lì; ci si diverte e si suona la musica dei propri idoli.

Considero Nick D'Virgilio il miglior batterista moderno, ma ho sempre avuto riserve su di lui come solista o frontman. In queste vesti si è sempre mosso all'ombra di colui che deve essere stato il suo mentore, Kevin Gilbert, cercando di coglierne l'idea musicale, senza riuscire però neanche ad esserne un epigono.
Gilbert si esibì con i Giraffe al Progfest del 1994 con una
leggendaria riproposizione di The Lamb Lies Down on Broadway proprio con D'Virgilio alla batteria. La prematura scomparsa di Gilbert non ci impedisce di asserire che una registrazione in studio del suddetto album non era nei suoi piani. Anche perchè il concerto fu una celebrazione del ventennale di The Lamb senza ulteriori speculazioni.
Invece D'Virgilio è tornato sul luogo del delitto, magari pensando di poter aggiungere qualcosa di buono, ma ha sbagliato totalmente il media.
Il suo The Lamb è un disco che sprigiona un'incompatibilità nei confronti dell'ambiente studio, dato che sembra concepito solo con lo scopo di essere suonato dal vivo. In questo non ci sarebbe nulla di sbagliato, ma se lo avesse proposto esclusivamente come concerto, con un tour, non sarebbe stato meglio? Un pò alla Musical Box, ma almeno loro hanno la decenza di non registrare in studio gli album dei Genesis che portano sul palco.
A questo punto qualcuno potrà obiettare che D'Virgilio ha utilizzato sapienti arrangiamenti orchestrali e ha infuso nuovo spessore alle canzoni. Questa, al contrario, è la motivazione principale che contribuisce alla teatralità fuori luogo imposta dal batterista degli Spock's Beard. D'Virgilio ha allestito questo album come fosse un musical, esagerando il concetto di opera-rock.
Il fatto che nel titolo sia nominata Broadway non vuol dire necessariamente che si debba suonare it come in uno spettacolo alla Chorus Line, o pretendere che la title track e In the Cage sembrino dirette da Leonard Bernstein.
The Lamb è prima di tutto una collezione di canzoni sperimentali con arrangiamenti superbi. E cosa rimane se andiamo a boicottarele con archi e fiati? Brani spogliati dalle loro peculiarità elettroniche: che senso ha l'arpeggio invasivo di Back in NYC rifatto con una debole chitarra punteggiata fastidiosamente dai fiati? Dove sono scomparse le già elusive "enossificazioni"? Perchè raggiungere il ridicolo involontario nell'intermezzo dixieland in Counting Out Time?
Quando D'Virgilio non sa che pesci prendere i brani restano molto simili agli originali, ma senza sprigionare neanche la metà dell'energia degli originali.
Ecco forse è questo il vero problema, alla rilettura di D'Virgilio manca l'anima, l'energia, l'emozione. In una parola il sentimento: tutto sembra meccanico a tratti esitante ed insicuro.

www.myspace.com/ndvmusic

2 commenti:

red ha detto...

So che non ha senso un commento di un post così vecchio, ma ho scoperto il tuo blog da poco e ogni tanto vado a vedere se ci sono argomenti che mi interessano.
Del resto, in questo caso, parliamo di un tributo ad un'opera del 1974, quindi anno più anno meno...
Venendo al dunque sono in disaccordo con te.
A me pare che Nick si sia accostato con grande rispetto a "The Lamb", e abbia fatto del suo meglio per limitare la sua tipica irruenza.
Trovo intrigante l'uso dei fiati al posto delle tastiere, mentre - ovviamente - il confronto con Gabriel è perdente e improponibile, ma immagino non era nemmeno nelle intenzioni.
Ma soprattutto non sono d'accordo sul fatto che sia un disco freddo e senza cuore, a me pare esattamente il contrario e poi come fai a dirlo?
Non penso che uno faccia un tributo così per meri scopi commerciali e/o di lucro, deve essere qualcosa che proprio vuole fare.
Insomma, a me è piaciuto e se devo dire la verità mi capita più spesso di mettere nel lettore cd questa versione piuttosto che l'originale...
E' grave?

Lorenzo Barbagli ha detto...

Come si capisce io odio i tribute album, in genere non li ascolto neanche perchè a me basta la versione originale. Sarà un mio limite, ma questo è. Feci un'eccezione per questo CD perchè adoro The Lamb (ci ho scritto pure un libro) ed ero curioso di vedere che cosa avrebbe fatto D'Virgilio. In questo post ho voluto estendere la critica ai tribute album.
Detto questo mi sembra di essere stato abbastanza esplicativo nella recensione e se mi chiedi se è grave mettere nel lettore questo CD al posto dell'originale ti rispondo: sì, lo è!

Non ti preoccupare, non è mai tardi per un commento ad un post vecchio, nella Rete il tempo non passa ed è sempre "tempo presente".