domenica 13 gennaio 2013

EVERYTHING EVERYTHING - Arc (2013)


Si apre davvero bene questo 2013 se per arrivare all'uscita di uno degli album più attesi dell'anno sono bastati solo 14 giorni. Scorrendo le varie opinioni su Arc raramente mi è capitato di leggere delle recensioni con delle parole non tanto entusiaste, ma piuttosto unanimamente lusinghiere. La sensazione è che tutti aspettassero gli Everything Everything al varco per vedere se sarebbero stati capaci di affermare le loro sopraffine doti di ingegneri del pop, ultrasperimentatori di dinamiche armoniche di matematica precisione, esposte su Man Alive.

Quello che credo sia piaciuto alla critica britannica di Arc è stato proprio il non ripetersi a quei livelli, troppo evoluti e intelligenti per loro. Su Man Alive dei perfetti ritornelli venivano destrutturati con evoluzioni da electro prog e un piglio schizofrenico tra il flash rock degli Yes e la supponente new wave dei Talking Heads. Gli Everything Everything hanno quindi facilitato l'ascolto affievolendo notevolmente la pratica dell'accumulo e potando tutto ciò che nell'album precedente poteva sembrare eccessivo o eccedente. A conti fatti però, paradosalmente, Arc porta in dote una raccolta di canzoni che necessita ugualmente di ascolti ripetuti, per assimilare e apprezzarle al meglio. In questo caso il gioco non sta nell'ubriacatura barocca e stordente del trompe-l'oeil di Man Alive, ma nell'intagliare sapientemente la materia pop come degli artigiani raffinati (cosa che gli era tra l'altro già riuscita nell'era pre-Man Alive con Luddites and Lambs DNA Dumb).

Insomma, l'orecchiabilità e le melodie ci sono, ma vanno assaporate lentamente. Le ritmiche spezzate e tribali e il falsetto di Jonathan Higgs rimangono dei marchi di fabbrica inconfondibili, utilizzati soprattutto nei due strepitosi singoli di lancio Cough Cough e Kemosabe, che, per l'appunto, sono i pezzi più accostabili alle atmosfere di Man Alive. Con il terzo brano Torso of the Week arriva una prima disillusione: un pezzo un po' scialbo a dire il vero, basato su una debole architettura di battiti programmati, un accompagnamento soft e un ritornello poco incisivo.

Tra le prove che la band mancuniana abbia deciso di seguire dettami più ortodossi c'è l'ostinato violoncello, al quale si aggiunge poco a poco un'intera sezione d'archi, che si trova nell'incedere della solenne magnificenza di Duet che sa di Coldplay lontano un miglio. Da qui in poi Arc è un saliscendi di intenti, molti messi bene a fuoco, altri un po' meno. Le perle sono comunque la miaggioranza: la suadente Choice Mountain sprigiona un calore avvolgente, la convulsa Feet for Hands si potrebbe definire folktronica con un'anima, Armourland smonta la dance pop di fine anni '80 e la ricompone in chiave rock. La conclusiva Don't Try, vivace e stralunata, è il miglior suggello a questo album poichè applica alla concisione pop di Arc le polifonie e i violini di Man Alive.

Nonostante il suo valore, non credo che Arc debba essere considerato pienamente rappresentativo di ciò che sono gli Everything Everything. Esso mostra solo qualche lato di molteplici sfaccettature. Ad esempio nei lenti atmosferici The House is Dust e The Peaks si gioca di sottrazioni, mentre in Radiant il riff principale fa implodere il chorus quasi che non ci si accorge di esso, lasciando in entrambe un senso di irrisolto. Forse Arc è un album interlocutorio che apre nuovi scenari e possibilità per il quartetto di Manchester, vedremo.

Chiudo con una nota. Nel 1998 una band inglese inclusa troppo frettolosamente nel calderone del brit pop fece uscire un album ingiustamente dimenticato e che oggi, a bocce ferme, possiamo ritenere incredibilmente in anticipo sui tempi. Forse fu per quello che all'epoca non venne capito, ma ebbe il merito di anticipare in modo lucido, e anche un po' audace, buona parte di ciò che sarebbe stato il prog alternativo del decennio successivo. Il nome del gruppo, che naturalmente si sciolse qualche anno dopo, era Mansun e l'album si intitola Six. Ecco, gli Everything Everything me li ricordano molto per il loro approccio non convenzionale al pop, ma soprattutto per l'acuta intelligenza musicale.

www.everything-everything.co.uk

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