martedì 8 luglio 2014

BRAID - No Coast (2014)


Non credo che in Italia siano in molti a conoscere i Braid, anche se si tratta di una band che ha fatto la storia dell'emo/post hardcore, riuscendo, nella sua pur esigua discografia, a siglare un classico riconosciuto del genere come Frame and Canvas uscito nel 1998. Dopo questo album, il terzo della loro carriera, i Braid decisero di sciogliersi a causa di vari fattori quali lo stress da tour in condizioni precarie, pochi soldi a disposizione e differenti idee sulla direzione musicale da intraprendere nel futuro. I Braid ricomparvero nel 2011 con l'EP Closer to Closed che lasciava trasparire un leggero cambio di rotta nel loro sound. E oggi arriva No Coast, primo album in studio dopo 16 anni, dove i Braid confermano quella formula. Il che vuol dire che alcuni fan della prima ora potranno avere una lieve delusione, oppure abbracciare con soddisfazione questa nuova rotta. Ma sicuramente più di una cosa è cambiata da Frame and Canvas.

No Coast è un concentrato di melodie sopraffine ed è anche un tuffo nel sound degli anni '90 catapultato nel presente, seguendo l'uniforme revival dell'emocore sbocciato in questo 2014 con il ritorno sulle scene di Mineral, American Football, Sunny Day Real Estate e The Felix Culpa, per fare qualche esempio. Ma è anche uno spaccato del rock alternativo di quel decennio. Il suono ora risulta più pulito e le voci di Bob Nanna e Chris Braoch sono più dolci che mai, quasi ti cullano, accantonando l'alternanza tra clean e scream. Difficile immaginare una pop punk song più soave di East End Hollows o una leggerezza emocore più avvolgente di Bang.

Poi, sarà un'impressione personale, ma le chitarre spezzate tra armonia e noise e le ritmiche incisive e ponderate ricordano da vicino le cose meno sperimentali fatte dai Motorpsycho tra Timothy's Monster e Angels and Daemons at Play. Ovvero quando provavano a imporre una via più immediata al rock alternativo lo-fi con melodie facilmente assimilabili su Like Always, Starmelt/Lovelight, A Shrug & a Fistful (Damages! ha lo stesso basso elastico e ne sembra un'appendice) o Wearing Yr Smell. Provate ad ascoltare Lux e Climber New Entry e a non percepire quell'impronta compositiva tipica di Snah Ryan, oppure isolare il cadenzato riff di This is Not a Revolution senza pensare a Greener. Ora, dubito seriamente che i Braid conoscano i Motorpsycho, ma la sensazione provata ascoltando No Coast è stata una di quelle coincidenze auditive che me lo hanno fatto amare fin da subito.



http://braidcentral.com/

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